
L’agricoltura urbana ha una storia del tutto particolare e, per certi versi, inaspettata.
Le prime forme di agricoltura urbana, seppur inconsapevoli, sono nate inizialmente come tecniche di per una produzione alimentare supplementare a quella delle campagne. Si è diffusa soprattutto nel corso del XX secolo, durante le due Guerre Mondiali.
Un esempio di grande successo, avvenuto nella prima metà del Novecento, è rappresentato dal caso della Grande Depressione, durante il quale nelle città venne prodotto cibo per un valore complessivo di 2,8 milioni di dollari.
Da dove nasce l’agricoltura urbana?
La spinta prevalente all’attuazione dell’agricoltura urbana è stata, in linea generale, la necessità di produrre cibo in situazioni di povertà. Ad esempio, a Cuba, la popolazione ha sviluppato varie tecniche di agricoltura urbana per rimediare all’arretratezza economica che caratterizza le zone più povere dell’isola.
È stata proprio l’osservazione degli orti urbani di Cuba ad ispirare un progetto di agricoltura urbana di Berlino. In questa occasione è stata recuperata un’ampia zona nei pressi dell’ex Muro, ormai trasformato in una discarica abusiva. Il progetto, realizzato da Marco Clausen e Robert Shaw, fondatori della comunità no-profit Nomadisch grün, prospera ormai da dieci anni con enorme successo nel coinvolgimento della cittadinanza.
Miglioramento del terreno
La qualità dei suoli urbani non è delle migliori, in quanto spesso sono caratterizzati da problemi di impermeabilizzazione (o soil sealing), compattazione, miscelazione con materiali estranei e contaminazione diffusa o puntuale.
Pertanto, l’impiego del suolo urbano ad uso agricolo è fondamentale per recuperare e difendere questa risorsa.
È altrettanto vero che, prima di intraprendere la coltivazione, è indispensabile ripristinare il terreno a condizioni di partenza ottimali.
Questo può avvenire principalmente in due modi, ovvero con e senza ausilio di macchinari. Nel primo caso, sarà molto semplice scompattare il terreno, rimuovere pietre e macerie, ed eseguire la concimazione, ma non è detto che questa possibilità sia alla portata di tutti.
Ripristinare un suolo senza macchinari è assolutamente possibile: è questo il campo di studio e di interesse dell’agricoltura rigenerativa, la quale promuove una serie di tecniche semplici ma efficaci per il recupero della fertilità del suolo.
Ad esempio, per l’areazione del terreno si possono seminare piante che hanno radici molto dure e profonde, come l’erba medica (Medicago sativa).
Trattandosi di una leguminosa, l’erba medica può essere accompagnata da una brassicacea ed una graminacea nel sovescio. Questa pratica, nel corso di un anno, restituirà al suolo la sua fertilità naturale grazie al ritorno dei batteri nitrificanti, in grado di fissare nel suolo azoto prelevandolo direttamente dall’atmosfera.
Subito dopo al sovescio il terreno va concimato con un concime organico: ad esempio, il vermicompost, che può essere acquistato o prodotto in loco con un impianto di lombricoltura.
In un progetto di agricoltura urbana, gli sfalci verdi possono la base per l’alimentazione dei lombrichi, pur richiedendo una maggiore attenzione rispetto all’utilizzo dei letami. In particolare, è necessario:
- controllare il pH;
- regolare l’umidità;
- regolare il rapporto C/N della matrice alimentare.
Il vermicompost è particolarmente indicato per il recupero del suolo dal punto di vista microbiologico, dal momento che contiene microrganismi effettivi; inoltre, l’elevato contenuto di sostanza organica umificata migliorerà la struttura del terreno, legando tra loro le particelle di suolo.
I benefici per la comunità
I progetti di agricoltura urbana nascono spesso dalla necessità di creare una forma di supporto e di valorizzazione sociale, in perfetta continuità con le origini storiche di questa pratica.
Vista la loro attuale diffusione a livello globale, sono ben documentati i settori e gli aspetti della vita urbana che vengono maggiormente coinvolti dall’impatto positivo dei progetti di agricoltura urbana.
In particolare, l’urbanistica e l’architettura del paesaggio già da qualche anno si stanno sviluppando in questa direzione, per migliorare:
- gli impatti sociali;
- gli impatti ecologici;
- l’efficienza energetica;
- l’impronta ecologica;
- la nutrizione e qualità del cibo;
- le economie di scala;
- le diseguaglianze socio alimentari.
Sembra che l’agricoltura urbana sia destinata a diventare un fenomeno sempre più diffuso, fino a che, un giorno, potrebbe costituire un’importante fonte di produzione alimentare per gli abitanti delle città.