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Come il lombrico ci aiuta a creare nuove micorrize

Se andando in un bosco vi capitasse di vedere un fungo a terra o attaccato ad un albero, in realtà quello che state vedendo è soltanto la punta dell’iceberg.

Lo sapevate che la maggior parte del fungo vero e proprio si trova sotto i vostri piedi?

Infatti vi trovate al di sopra di un’immensa rete che collega l’una con l’altra quasi ogni pianta del bosco. 

Il suolo è uno degli ambienti che ospitano più vita in assoluto sulla Terra. Artropodi, molluschi, anellidi, protozoi: sono solo alcuni degli abitanti di questo ambiente. 

Eppure, questa moltitudine di organismi quasi scompare in  confronto ai veri padroni del suolo: i funghi.

I funghi sono organismi di vitale importanza per gli ecosistemi terrestri. A metà tra il Regno Animale e quello Vegetale, si inseriscono perfettamente nella catena alimentare con il ruolo di decompositori


Quasi tutti i funghi che conosciamo sono saprofiti, ovvero si nutrono di organismi morti. 

Questo servizio ecologico è davvero imprescindibile, perché trasforma gli scarti in nutrimento per le piante.

 In pratica gli ecosistemi terrestri mantengono la propria salute e la propria complessità principalmente grazie ai funghi e ad altri organismi decompositori.  

 

Micorrize: la più grande rete sotterranea del mondo

 

Oltre a decomporre gli organismi morti, i funghi sono anche in grado di creare relazioni vitalile micorrize. Si tratta di rapporti di mutuo aiuto, dove il fungo riceve glucidi (ovvero zuccheri) prodotti da una pianta alla quale restituisce in cambio di acqua, sali minerali e molecole molto utili, come gli antibiotici.  

Le piante traggono un enorme beneficio dall’alleanza con i funghi, perché essi riescono a raggiungere l’acqua in spazi tanto angusti da non permettere l’accesso alle radici. In pratica è come se questi funghi costituissero un’estensione delle radici. 

 

Cosa sono le ife?

 

In termini tecnici, la micorriza è la singola relazione tra una radice e un’ifa fungina: la totalità di queste relazioni costituisce le micorrize. 

Il 90% di un fungo è costituito dalle ife, ovvero strutture pluricellulari ramificate i cui singoli filamenti sono spessi come una sola cellula

 

Ife di un fungo rese visibili al microscopio grazie ad un colorante.

 

Questo consente alle ife di espandersi per vastissime superfici e allo stesso tempo esplorare il suolo in modo capillare

Pensate che l’organismo più grande del mondo è proprio un fungo del genere Armillaria (lo stesso genere dei chiodini, per intenderci): vive in Oregon, estendendo la sua rete sotterranea per ben 890 ettari!

Questa immensa rete permette di collegare centinaia di alberi e piante, mettendole in ‘comunicazione’ tra di loro. Si tratta di una comunicazione chimica, che avviene grazie ad uno scambio di messaggi molecolari che portano informazioni di varia natura: dalla salute delle altre piante, alla presenza di pericoli e alla disponibilità di nutrimento

Questi segnali chimici scatenano nelle piante delle risposte specifiche che vengono utilizzate da esse come contromisure. 

La scoperta di questa magnifica rete ci ha fatto domandare se non sia possibile ricreare la stessa situazione anche nei nostri orti, nei nostri giardini e nei nostri frutteti

Fortunatamente oggi sappiamo che è possibile, ma per prima cosa occorre rendere il nostro terreno adatto allo sviluppo delle ife. 

 

Ife fantastiche e dove trovarle 

 

Il miglior luogo dove trovare le ife è la lettiera di foglie dei boschi. Informatevi anche sull’età del bosco: più è antico, maggiore sarà la biodiversità delle ife che ci troverete. Ecco un elenco delle ife più comuni nei nostri boschi:

  • Caloboletus calopus
  • Craterellus lutescens
  • Russula caerulea
  • Russula lepida
  • Suillus grevillei

Le ife si presentano come dei filamenti bianchi saldamente adesi alle foglie. Nelle condizioni giuste hanno una rapidità di crescita sorprendente, dovuta alla loro organizzazione cellulare molto semplice. Necessitano di umidità e di nutrimento: una volta garantiti questi benefici, le ife ci metteranno pochissimo tempo ad espandersi. 

Ma come possiamo garantire loro queste condizioni?

 

Ife e vermicompost

 

Una volta raccolte le ife occorre stabilizzarle in modo che durino nel tempo: come? Grazie alle loro spore

Per ottenere le spore, ci viene in aiuto il lombrico rosso californiano, Eisenia fetida. Infatti negli ambienti naturali esiste un’importante collaborazione (descritta per la prima volta dai biologi dell’Università di Vigo) tra i lombrichi e i funghi unicellulari .

In pratica, il lombrico ingerisce la cellulosa parzialmente decomposta dalle ife, le quali naturalmente restano adese a questa cellulosa: all’interno del tratto digerente del lombrico, il fungo crea delle spore che poi vengono diffuse dal lombrico nel suolo con le sue deiezioni. Queste spore dureranno per anni, dato che la sostanza organica è il materiale più adatto a trattenere e a far germinare le spore. 

 

Sappiamo quindi che è possibile integrare l’alimentazione delle lettiere dei lombrichi con queste foglie ricche di ife in modo da creare una banca di spore che farà germinare nuove ife ogni anno. Come effetto secondario, integreremo la dieta del lombrico con carbonio utile a correggere il rapporto C/N se questo dovesse essere troppo sbilanciato a favore dell’azoto. 

Una volta che il nostro vermicompost sarà pronto, avremo ottenuto un vero e proprio agrofarmaco naturale che darà al terreno non solo la sostanza organica di cui ha bisogno, ma anche una rete di micorrize per mettere in comunicazione ogni nostra pianta. 

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