
L’equilibrio dinamico del suolo
Un terreno è sano quando i quattro elementi di cui è composto, ovvero minerali, materia organica, aria e acqua, si trovano in equilibrio fra loro.
Non stiamo parlando però di un equilibrio statico ed immutabile, bensì di un equilibrio dinamico. Ciò non deve sorprenderci, dal momento che il principio di equilibrio dinamico è molto ricorrente all’interno della sfera naturale.
Per semplificare, possiamo vedere l’equilibrio dinamico del suolo in questo modo: minerali e materia organica si trovano tra di loro in un equilibrio dinamico ‘lento’, mentre aria e acqua si trovano in equilibrio ‘veloce’.
Questi due termini, lento e veloce, rappresentano la differente situazione delle due coppie.
Da un lato abbiamo la materia organica viva, che altera e degrada la componente minerale tanto meccanicamente quanto chimicamente, ma si tratta di un procedimento lento.
Dall’altro, abbiamo l’aria e l’acqua, le quali si alternano reciprocamente nell’occupazione dei pori che si sono formati nel terreno a causa dell’alterazione della parte minerale.
L’importanza della porosità del terreno
Questi pori sono fondamentali all’interno delle dinamiche evolutive di un suolo. Conferiscono al terreno la proprietà dell’assorbimento dell’acqua piovana o irrigua, rendendolo simile ad una spugna.
Un suolo privo dei suoi pori risulterebbe totalmente impermeabile all’acqua e questo avrebbe delle gravi conseguenze prima sulla sua microflora batterica e, successivamente, anche sulle piante che lo coprono.
Purtroppo, lo scenario appena descritto è piuttosto frequente. Il fenomeno della chiusura dei pori del suolo prende il nome di compattazione, ed è tipicamente causato dalla pressione esercitata dal continuo passaggio di mezzi agricoli, persone ed animali sul terreno.
Questa compressione comporta la formazione della crosta di lavorazione, anche nota come crosta superficiale, che si riconosce dal fatto che in alcuni punti il terreno ha assunto un aspetto molto omogeneo, all’opposto della tessitura a cuscus che dovrebbe presentare.
La crosta di lavorazione, dopo un periodo di siccità, presenta anche un reticolo di spaccature più o meno profonde, che sono dovute alla contrazione delle pellicole di argilla.
L’impermeabilizzazione del terreno porta alla perdita di fertilità
La pioggia, soprattutto quando è abbondante, può peggiorare ulteriormente il quadro della situazione, dal momento che rafforza la compattazione, battendo sulla superficie del terreno. Inoltre l’acqua tenderà ad accumularsi nei punti di maggiore impermeabilizzazione, a scorrere lungo le pendenze e a dilavare tutte le sostanze nutritive leggere ed idrosolubili presenti nel suolo. Questo scenario porta, se prolungato nel tempo, ad una grave perdita di fertilità del terreno.
Riconoscere i sintomi di un terreno compattato
Come abbiamo appena visto, nei terreni agricoli il principale sintomo della compattazione è rappresentato dalla crosta di lavorazione.
Nei prati invece si riconosce dalla presenza di aree in cui l’erba è secca e al suo posto è presente del muschio.
In un primo momento, potremmo essere confusi: se l’erba è secca, come fa a crescere il muschio, che ha bisogno di umidità per vivere?
Il problema qui è, per così dire, stratificato. Occorre ricostruire gli avvenimenti, per capire come sia stato possibile giungere a questo risultato.
Per prima cosa, in quel punto del prato è avvenuta la compattazione del suolo. Magari si tratta di un punto ad intensa percorrenza, oppure ci ha stazionato a lungo un’automobile. La chiusura dei pori ha causato la morte delle radici e, di conseguenza, di tutta la pianta. L’erba è infatti costituita da piantine della famiglia delle Poaceae (ovvero le graminacee), genere ‘Poa’ (Poa pratensis e Poa bulbosa sono le specie più comuni).
Qualche tempo dopo la morte dell’erba, potrebbe avere piovuto: in corrispondenza di quel punto si sarà formato un ristagno, incentivato anche dal leggero invaso causato dal calpestamento. L’acqua non ha potuto defluire, a causa della chiusura dei pori.
Questo ristagno ha contribuito a realizzare le condizioni di crescita ideali per il muschio, che magari si trovava già nel terreno in una concentrazione talmente bassa da essere invisibile ad occhio nudo; senza contare che qualche volta le spore del muschio vengono addirittura trasportate e diffuse dalla pioggia.
Alcune pratiche utili per ridurre la compattazione del suolo
Che cosa possiamo fare per contrastare la compattazione ed evitare l’insorgere di queste complicazioni?
Per prima cosa, occorre ridurre il più possibile la frequenza e l’intensità dei passaggi sul campo, sul terreno o sul prato in nostra custodia.
Se i lavori prevedono l’utilizzo del trattore, consideriamo l’idea di pianificare il passaggio del mezzo in modo da non ripetere il percorso negli stessi punti.
Se possibile, evitiamo di effettuare queste lavorazioni subito dopo una pioggia: al di là dell’ovvio rischio di impantanamento, la chiusura dei pori risulterà ancora peggiore perché la fuoriuscita improvvisa dell’acqua, attuata dalle ruote per spremitura, causerà un effetto ventosa che comporterà il cedimento anche dei pori più profondi. Fatte le dovute proporzioni, dobbiamo immaginarci che questo abbia lo stesso effetto distruttivo di un crollo all’interno di una miniera.
Per alcune lavorazioni, il trattore può essere sostituito da attrezzi più piccoli e leggeri a trazione animale, oppure operati da una persona: li esamineremo più approfonditamente in un articolo dedicato, perciò continuate a seguirci!
Ripristinare la porosità del terreno
Vediamo ora come possiamo intervenire per recuperare la porosità del terreno e riportarlo ad una condizione di equilibrio.
In teoria, quello che dobbiamo fare è realizzare una serie di fori di piccola dimensione che permettano all’aria di entrare nel suolo, fino a raggiungere una profondità massima di dieci centimetri.
per fare questo possiamo utilizzare un rastrello, come si faceva un tempo, ma si tratta di un’operazione molto lunga e faticosa.
Oggigiorno, al posto di questo attrezzo, vengono utilizzati due macchinari per l’arieggiatura: l’erpice ripuntatore per operare nel terreno agricolo, o l’arieggiatore per sistemare il prato.
Questi due strumenti agiscono in modo molto simile, dove il primo è per molti aspetti la versione più grande del secondo.
Il principio di funzionamento è il seguente: il movimento in avanti viene trasmesso ad un albero che aziona dei coltelli, i quali hanno un ciclo continuo di penetrazione all’interno del suolo.
A fine ciclo, estraggono dal terreno una carota di suolo in cui sono presenti radici morte e parti di pianta non completamente decomposte.
Se stiamo parlando di un prato, questo materiale prende il nome di ‘feltro’ e andrà successivamente rimosso per far riprendere la corretta circolazione di aria e acqua all’interno del terreno.
L’arieggiatura del prato viene eseguita a fine inverno e a fine estate, ovvero quando l’erba ha ormai smesso di crescere.
Il feltro come sintomo della mancanza di ossigeno nel suolo
Dal nostro punto di vista è interessante notare che sia presente del materiale organico indecomposto, perché ci può far capire qualcosa in più sul funzionamento della decomposizione.
Essa è mediata da batteri aerobici, che appunto necessitano di aria per poter svolgere la propria attività biologica.
Oltre che a causa della chiusura dei pori del suolo, l’aria viene a mancare anche per un accumulo troppo abbondante ed improvviso di sostanza organica nel terreno. Ad esempio, a causa di sfalci del prato troppo frequenti.
In altre parole, è come se i batteri non siano capaci di stare al passo nel decomporre la sostanza organica che continuamente gli viene fornita.
Ad un certo punto, si trovano completamente sommersi dal cibo, fino a soffocare.
Per evitare che si verifichi ciò, occorre rimuovere sempre tutto lo sfalcio dopo la tosatura del prato. Lo sfalcio sarà utilissimo all’interno della compostiera; sul terreno, per non lasciarlo privo di nutrienti, andremo a concimare con il nostro compost o vermicompost in modo da dare un apporto di sostanza organica già mineralizzata al suolo, in modo da agevolare il compito ai batteri.
Tra i nostri prodotti, il formato più indicato per effettuare la concimazione del prato è l’humus pellettato, nel dosaggio di 100 grammi per metro quadro.
La forma omogenea dei pellet permette comodamente la distribuzione manuale a spaglio.
Inoltre, consente alla sostanza organica di penetrare gradualmente nel terreno, con un rilascio lento delle sostanze nutritive in modo da impedire all’acqua di asportarle per dilavamento.
L’importanza dell’arieggiatura
Nel corso di questo articolo abbiamo avuto una panoramica sul fenomeno della compattazione e dell’importanza di arieggiare il suolo. Abbiamo visto come riconoscerne i sintomi e persino come intervenire per risolvere il problema.
Adesso conoscete il motivo dei cartelli che recitano: ‘non calpestare il prato’!