
La nuova Rivoluzione Verde
Se volessimo indicare il settore produttivo che più di tutti viene penalizzato dalla sua stessa tradizione, sarebbe senza dubbio quello agricolo.
Moltissime pratiche e lavorazioniĀ dannose, ad esempio l’aratura, l’uso di pesticidi e la concimazione chimica, continuano a venire impiegati diffusamente in tutto il mondo. Ć l’ereditĆ della Rivoluzione Verde, il periodo durante il quale vennero introdotte tutte le tecniche agricole moderne.
Lungi dal colpevolizzare direttamente gli agricoltori, questo modello si ĆØ istaurato a causa di diversi attori ed oggi costituisce una rete dalla quale ĆØ difficile divincolarsi.
L’unica speranza per un’agricoltura sostenibile ĆØ rappresentata dal rovesciamento di questo modello produttivo, che può avvenire solamente attraverso una vera e propria rivoluzione agraria. Una nuova Rivoluzione Verde.
Forse ci siamo vicini: una semplice innovazione, totalmente ecologica, scientifica e verificabile,Ā può darci l’opportunitĆ di rovesciare questo paradigma.
Stiamo parlando dei biostimolanti, che senza dubbio cambieranno per sempre non solo il modo di fare agricoltura, ma anche il nostro approccio nei confronti del mondo delle piante.
Biostimolanti per l’emergenza climatica
Ogni anno l’incidenza di fenomeni atmosferici estremi ĆØ sempre più frequente, naturalmente a danno delle coltivazioni e del lavoro degli agricoltori.
Lāemergenza climatica sta alterando significativamente i modelli di precipitazioni e di temperatura utilizzati finora, influenzando molto la programmazione della produzione agricola.
Sappiamo di essere in ritardo per riparare il clima: forse non è più possibile farlo. Di conseguenza, questa instabilità potrebbe diventare la nuova normalità .
Ecco che allora va rovesciato il punto di vista: occorre che siano le piante a diventare più resistenti a queste condizioni.
I biostimolanti sono la risposta a questo problema: sfruttando le nostre conoscenze in fatto di fisiologia vegetale, ĆØ possibile affiancare le piante nella crescita in numerose condizioni di stress.
Ma che cosa sono i biostimolanti?
A fornire una definizione ufficialeĀ ha provveduto lāEBIC (European Biostimulant Industry Council):Ā “sostanze e/o microrganismi che, applicati alla pianta e alla rizosfera, stimolano i processi naturali che migliorano lāefficienza di assorbimento e assimilazione dei nutrienti, la tolleranza a stress abiotici e la qualitĆ del prodotto“.
Si tratta di una definizione molto ampia, che ha lo scopo di racchiudere al suo interno l’intera gamma dei prodotti ad azione biostimolante che, come vedremo più avanti, hanno differenti modalitĆ di produzione.
I biostimolanti sono prodotti di origine naturale che servono a migliorare le condizioni di crescita della pianta senza fertilizzarla.
Ai fini della loro corretta etichettatura e commercializzazione, questo ĆØ un passaggio fondamentale: le molecole e i microrganismi presenti nei biostimolanti non possono mai avere una funzione fertilizzante, in modo tale che sia sempre perfettamente riconoscibile l’effetto del prodotto non alterato da un’eventuale nutrizione della pianta.
Come funzionano i biostimolanti?
L’applicabilitĆ di questi prodotti dipende dalla qualitĆ della loro composizione. Un biostimolante ĆØ un prodotto naturale a base di acqua, al cui interno sono presenti numerose molecole quali ormoni, amminoacidi, enzimi e altre sostanze specifiche, eventualmente accompagnate da microrganismi.
Per comprendere meglioĀ come funzionano i biostimolanti, senza entrare troppo nei dettagli biochimici, possiamo prendere ad esempio il caso dell’interruzione del ciclo dell’etilene.
L’etilene ĆØ un fitormone naturalmente prodotto dalle piante che viene rilasciato in moltissime condizioni di stress. Si tratta di una molecola molto piccola e volatile, che tra l’altro ĆØ responsabile della maturazione della frutta dopo la raccolta.
Forse vi sarĆ capitato di assistere all’improvvisa maturazione della frutta acerba quando l’avete lasciata a contatto con mele o con le banane: ciò avviene proprio a causa di piccole quantitĆ di etilene che rilasciano questi due frutti.
Il ciclo dell’etilene nelle situazioni di stress
La fonte diĀ stress, che può essere termica, idrica o biologica, induce nella pianta la produzione di etilene e acido indol-3-acetico (IAA). Questo secondo ormone avvia la catena di diffusione dell’etilene, il quale blocca lo sviluppo della pianta (figura A).
Grazie ad un enzima prodotto da alcuni batteri, l’ACC deaminasi, questa catena viene interrotta e l’etilene non si diffonde nella pianta (figura B). Il risultato ĆØ la ripresa dello sviluppo vegetale anche in presenza di stress: ciò può significare il salvataggio del raccolto dopo una gelata primaverile o un periodo di siccitĆ estiva.

Questo aspetto ĆØ fondamentale per capire la differenza tra fertilizzanti chimici e biostimolanti. Se i primi lavorano sulla crescita della pianta limitandosi a fornire alle piante i nutrienti, i secondi invece intervengono direttamente sul suo metabolismo, andando a sbloccare determinati ostacoli alla crescita. La loro efficacia si basa esclusivamente sulla qualitĆ e la specificitĆ delle molecole che contengono.
Biostimolanti: quando e come utilizzarli?
Il dosaggio dei prodotti ad azione biostimolante ĆØ un aspetto fondamentale per garantire la loro efficacia: non a caso le istruzioni di dosaggio sono un requisito imprescindibile per la correttezza dell’etichettatura.
In generale si tratta di una dose che va diluita in acqua prima dell’uso, ad una concentrazione che varia dall’1 al 5 per mille nella maggior parte dei casi.
Può sembrarci poco, ma non è così: dal momento che questi prodotti intervengono direttamente sul metabolismo delle piante, ne bastano pochi milligrammi per innescare la risposta.
I biostimolanti intervengono in modo mirato, come le medicine; tuttavia si tratta di medicine che derivano al 100% da fonti naturali.
Come vengono prodotti i biostimolanti?
Estratti di alghe
Le proprietĆ fertilizzanti delle alghe brune erano note giĆ nell’Impero Romano. Questo impiego si ĆØ conservato soprattutto nei paesi nordici, dal momento che le alghe sono abbondanti nei mari freddi.
Con studi recenti ĆØ stato possibile identificare le molecole responsabili dell’effetto biostimolante: le laminarine, il mannitolo e le betaine, che favoriscono l’assorbimento degli elementi nutritivi.
L’estrazione di queste molecole può avvenire a caldo o a freddo, con acidi, con o senza applicazione di pressione.
Idrolizzati proteici
Esiste poi una seconda categoria di biostimolanti, gli idrolizzati proteici. In questo caso le molecole utili appartengono alla famiglia delle proteine, dei polipeptidi e degli amminoacidi.
Esse vengono ottenute appunto mediante idrolisi, che può essere enzimatica o chimica, di materiali di scarto della macellazione o della pelletteria: cotenna, cuoio animale, zoccoli e pellicce.
Le molecole ottenute dall’idrolisi proteica stimolano la rizogenesi, garantiscono lāassorbimento dei nutrienti in condizioni di risorse limitate e migliorano la qualitĆ dei frutti.
Biostimolanti microbici
Si tratta di soluzioni a base acquosa che contengono al loro interno microrganismi utili in quanto producono naturalmente alcuni enzimi (ad esempio la ACC deaminasi, di cui abbiamo giĆ parlato). I microrganismi vengono coltivati in laboratorio e poi ne viene indotta la dormienza, in modo che possano essere conservati a lungo all’interno della confezione.
Estratti umici
Da lombricoltori questa ĆØ la famiglia di biostimolanti che ci interessa maggiormente, perchĆ© si basa sull’azione diretta degli acidi umici e fulvici che provengono dal vermicompost.
Gli acidi fulvici sono idrosolubili, perciò si possono estrarre semplicemente per infusione del vermicompost in acqua a pH neutro. Gli acidi umici, invece, si estraggono solo a pH alcalino.
Queste due sostanze modificano lāarchitettura radicale e potenziano la risposta a stress abiotici: inoltre sono responsabili dell’adesivitĆ dei prodotti ad azione fogliare, aspetto che contribuisce alla loro eccezionale versatilitĆ .Ā
Come vengono regolamentati oggi i biostimolanti?
L’attuale normativa di riferimento per la registrazione dei biostimolanti consiste nel Reg. Ue 2019/1009, in vigore in Italia da luglio 2022.
Nellāallegato I del Regolamento troviamo descritte due categorie: biostimolanti microbici e biostimolanti non microbici. I primi sono quelli che impiegano esclusivamente i microrganismi, mentre gli altri, sono tutti quelli che agiscono con altri fattori, come gli idrolizzati proteici vegetali o animali, gli estratti da alghe e gli estratti umici.
Nella normativa italiana i biostimolanti vengono inclusi anche all’interno della lista dei fertilizzanti del Dlgs. n. 75/2010, nonostante non abbiano proprietĆ fertilizzanti.
La loro etichettatura si basa sui āclaimā, ovvero le dichiarazioni del produttore sullāeffetto in una o più colture. Queste dichiarazioni vengono sottoposte a verifica presso centri di saggio specializzati, che allestiscono le prove a pieno campo necessarie per la certificazione.
Ogni claim rappresenta un singolo effetto su una precisa coltura: ogni altra variante più generica non ĆØ considerata. Ad esempio, un claim valido potrebbe essere “riduzione minima del 15% della cascola dei frutti di melo” ma non “aumento della produttivitĆ nelle orticole”.Ā In questo modo ogni biostimolanteĀ avrĆ riportato in etichetta ogni effetto che sia stato effettivamente dimostrato per una o più colture.
Una nuova opportunitĆ per la lombricoltura
Il numero di biostimolanti prodotti ĆØ in rapida crescita: si tratta di un settore innovativo, destinato a ricoprire un ruolo importante per le sfide climatiche del futuro.
Il loro utilizzo rientra perfettamente nell’ottica dellāagricoltura di precisione, che punta all’ottimizzazione delle lavorazioni.Ā Per noi lombricoltori questa potrebbe essere un’opportunitĆ da non perdere: l’impiego di uno dei migliori ingredienti naturali per i biostimolanti, il vermicompost.