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Quando l’idroponica incontra i lombrichi: nasce la vermiponica

Il suolo è una risorsa in esaurimento. In questo, il cambiamento climatico è in gran parte responsabile, ma anche le attività umane danno il loro contributo al problema. Ad esempio in Italia il consumo di suolo del 2021 è aumentato fino a 19 ettari al giorno, principalmente a causa dell’espansione urbana e della cementificazione

Pertanto, la difesa del suolo sarà una delle sfide più importanti di questo secolo, con l’obiettivo di garantire ad ogni suolo del mondo un contenuto minimo del 3-6% di sostanza organica

 

Coltivare senza consumare suolo

Accanto a varie tecniche per il recupero della fertilità naturale, molte delle quali già trattate nei nostri articoli settimanali, si sta sviluppando sempre di più quella tecnica colturale conosciuta come coltivazione idroponica

Si tratta della coltivazione delle piante in assenza di suolo, il quale viene rimpiazzato da un substrato molto leggero, imbevuto quasi completamente di acqua.

All’interno delle vasche, le piante sviluppano le proprie radici al minimo, perché trovano nell’acqua le molecole nutrizionali di cui hanno bisogno. 

 

Come funziona un impianto idroponico?

L’impianto idroponico standard consiste in una serie di vasche posizionate in un ambiente chiuso, il cui fondo è dotato di una leggera pendenza per garantire un continuo scorrimento dell’acqua. 

Nelle vasche poi viene solitamente inserito un substrato inerte, ad esempio l’argilla espansa

Le piante germinano all’interno delle vasche, grazie alla regolazione della temperatura e dell’umidità

L’acqua delle vasche non ristagna mai perché si trova in uno scorrimento continuo, garantito dalla pendenza: una cisterna recupera poi l’acqua in eccesso, che viene nuovamente arricchita di nutrienti e rimessa in circolo. 

Coltivazione idroponica: pregi e difetti

Il vantaggio della coltivazione idroponica consiste soprattutto nel risparmio di superficie coltivata, che non va ad intaccare il suolo fertile naturale come invece accade normalmente in agricoltura.

Inoltre, in questo modo vengono limitate tutte le patologie derivanti da funghi e batteri presenti nel suolo, in modo da garantire un maggior tasso di sopravvivenza delle piante nelle fasi più delicate della crescita. 

D’altra parte, l’idroponica è una tecnica di coltivazione ancora poco sfruttata, in quanto non è priva di problemi.

I suoi limiti principali sono dovuti al consumo di acqua e di energia elettrica, nonché la dipendenza dalla plastica di cui sono composte le sue vasche.

Inoltre, le piante restano spesso molto delicate, perché crescono in modo totalmente dipendente dall’esterno, non potendo esplorare liberamente il suolo con le proprie radici.

L’innovazione della vermiponica

In un sistema idroponico tradizionale, l’apporto degli elementi nutrizionali è sempre esterno al sistema e proviene da fertilizzanti minerali sintetici. 

Esiste una declinazione dell’idroponica che inserisce al suo interno l’acquacoltura, cioè l’allevamento di pesci, e prende il nome di acquaponica. In questo caso, gli elementi nutrizionali provengono dalle deiezioni dei pesci

Soltanto di recente è stata scoperta una tecnica molto simile all’acquaponica, dove però il contributo fertilizzante non viene dai pesci ma dai lombrichi.

Si tratta della vermiponica, ideata dal professor Ken Rinaldo, direttore del dipartimento di arte e tecnologia della Ohio State University School of Architecture. 

Nel sistema proposto dal professor Rinaldo, gli elementi nutritivi disciolti in acqua provengono dal percolato di una vermicompostiera e raggiungono le piante con un sistema di tubi, sfruttando la gravità. Su YouTube è anche disponibile un video, in lingua inglese, che illustra i passaggi per realizzare una versione fai-da-te di questo sistema. 

 

Una tecnica promettente

Questa tecnica è ancora in fase di sperimentazione, ma i primi risultati sono promettenti. In questo sistema infatti l’acqua non solamente è ricca di molecole nutritive organiche, ma anche di ormoni ed enzimi che aiutano la pianta a crescere più di quanto non farebbe in un sistema idroponico tradizionale. 

Allo stesso tempo, la coltivazione vermiponica permette di riciclare tutti gli scarti organici che produciamo, grazie all’instancabile attività dei lombrichi.

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