
La siccità che colpisce l’Italia da mesi ha causato non pochi problemi, a partire dall’esaurimento delle riserve di acqua dolce causato dall’evaporazione.
Lungo tutta la penisola il livello di fiumi e laghi si è abbassato e a seguire si sono ridotte le riserve di acqua sotterranea, così che il terreno dei campi risulta asciutto anche ad un metro di profondità.
Le immediate conseguenze di tutto ciò le conosciamo: le piante non trovano acqua nel terreno e tendono ad appassire: le irrigazioni richiedono sempre più acqua perché il terreno asciutto è molto più drenante del solito.
Ma la siccità comporta un ulteriore problema, ovvero l’avanzamento del cuneo salino e la salinizzazione dei suoli agricoli.
Che cos’è il cuneo salino?
Il cuneo salino è una zona che si forma naturalmente alle foci dei fiumi: è il risultato dell’incontro tra le acque dolci dei fiumi e l’acqua salata del mare.
In condizioni ottimali, l’acqua dolce e quella salata sono in equilibrio. L’acqua di mare, più densa, si distribuisce al di sotto di quella dolce in corrispondenza della foce e lì viene confinata dalla pressione esercitata dal fiume.
Quando la portata d’acqua del fiume si riduce, l’acqua di mare trova meno pressione a contenerla e tende perciò a risalire il fiume: di conseguenza, con una secca di fiume dovuta alla siccità, si verifica l’avanzamento del cuneo salino.
Questo fenomeno provoca la risalita dell’acqua salata lungo la falda per diversi chilometri, con il rischio di contaminare con il sale anche i terreni coltivati.
Conseguenze della salinizzazione del suolo
Quando la quantità di sali presente nel terreno aumenta, le conseguenze per le piante possono essere anche molto gravi.
L’eccesso di sali ostacola la crescita delle piante, a causa del fenomeno chiamato pressione osmotica.
In condizioni ottimali, le piante assorbono acqua sfruttando la sua naturale tendenza ad entrare nelle cellule della radice quando queste hanno una concentrazione di soluti (ovvero zuccheri e sali minerali) maggiore rispetto all’esterno.
Quando avviene il contrario, ovvero quando la concentrazione di sali all’esterno supera quella all’interno delle cellule, è la radice a dover cedere acqua all’esterno e questo ne provoca la disidratazione.
Per questo motivo, la salinizzazione è una delle principali minacce alla funzionalità del suolo ed alle componenti ambientali ad esso connesse.
L’estensione della salinizzazione del suolo
Un suolo eccessivamente salato è molto difficile da recuperare, infatti la salinizzazione del suolo porta molto spesso alla desertificazione.
Per questo motivo la FAO, uno degli enti più importanti per la tutela dei suoli, svolge un continuo monitoraggio su questo problema. Ogni anno a livello mondiale la salinizzazione rende improduttivi fino a 1,5 milioni di ettari di terreni agricoli o potenzialmente coltivabili, con danni economici annuali stimati in 31 milioni di dollari.
In Italia la salinizzazione colpisce quasi ogni regione affacciata sul mare: sono circa 4500 i kmq di suolo salinizzati, corrispondenti all’1% del territorio nazionale.
Come evitare la salinizzazione del suolo
La salinizzazione è per lo più un fenomeno naturale, ma in alcuni casi può essere provocato anche dalle attività umane. In questo caso, è definita come salinizzazione secondaria.
Anche se non abbiamo controllo sulla salinizzazione primaria, possiamo perlomeno adottare delle pratiche di prevenzione contro la salinizzazione secondaria, soprattutto nelle zone considerate a rischio.
- Non irrigare con acqua proveniente dalla falda se questa risultasse contaminata dal sale.
- Preferire l’irrigazione a goccia, per circoscrivere eventuali danni dovuti alla presenza di sale in acqua.
- Utilizzare laddove possibile acqua piovana, raccolta in cisterne o bacini idrici.
- Non concimare con fertilizzanti minerali, perché aumentano la concentrazione di sali del suolo.
Questo ultimo punto è molto importante, perché è qualcosa su cui possiamo agire subito. La concimazione organica si basa sul lento rilascio degli elementi nutritivi presenti nella sostanza organica. Questo rilascio graduale è l’ideale per evitare un’elevata concentrazione di sali nel terreno, perciò i concimi organici non causano la salinizzazione.
L’unico concime organico a cui fare attenzione è la pollina, specialmente quella fresca, che infatti ha dei limiti di utilizzo molto più rigidi rispetto ad altri fertilizzanti naturali. Ciò è dovuto al fatto che i polli e le galline, come tutti gli uccelli, hanno un sistema escretore molto diverso da quello dei mammiferi: infatti essi non espellono urea ma acido urico, che ha un effetto salinizzante infinitamente maggiore.
Se cerchi una concimazione organica sicura, che non salinizza il suolo e non provoca danni alle radici, scegli il vermicompost: un concime ad alto contenuto di sostanza organica umificata per dare maggiore struttura al terreno, migliorare la sua ritenzione idrica e nutrirlo con sostanze umiche e microflora.